Le delusioni non aiutano a crescere. Quella è un'altra cosa che ora non oso nemmeno nominare. La delusione tende a far rinchiudere in se stessi, a chiudere se stessi. La delusione è una cicatrice, e da una cicatrice non entra e non esce niente, semmai ci si sposta lungo la superficie. Ci si sposta su un altro spazio ancora integro del cuore da dove poter far sbocciare e far crescere quella cosa lì, e crescere insieme ad essa. La mente può essere buon concime se ben la si concima. Ci sono cuori talmente sfigurati, al limite del misconoscimento di se stessi e di quella cosa lì; di una durezza crostosa, scosse telluriche violente. Talmente pietrificati che il terreno fertile ancora possibile è così ridotto e nascosto sotto la polvere che il martello pneumatico sembra essere l'unica soluzione. Con il grosso rischio della rottura definitiva.


4 Giugno 2012    
...foss'anche che un giorno non abbia più parole da inchiodare al foglio (ed ho un dèbole per i tèrmini sdrùccioli, sdrucciolèvoli, da cui il nodo precìpiti...) come sacrificio del pensiero all'assenza, ma più grave mi sarebbe perdere dalle parole la lettera a, e dunque tutto l'alfabeto, per così ridurla a divenir prole, che ancora mi sembra l'offesa più imperdonabile che si possa infierire alla pietra, che respiro non ha, e non avendone come minimo lo stesso linguaggio, come potrebbe dunque desiderare che chi invece respira, con la sua pretesa di mobilità, possa modificargli, invadergli la forma? il (no)senso? la pace? ...

24 Gennaio 2012
Il pessimismo è pur sempre una prospettiva, una visione in avanti, guardando giù, lungo il baratro.
Io no, non sono pessimista: col baratro m'identifico.

E non voglio morire, mi costa troppa fatica: il peso di essere ricordato in qualche modo dagli altri, o meglio, il peso di me che pensa agli altri che si ricorderebbero di me.
No, io voglio non esserci mai stato.
Allora il desiderio di morte diventa uno sfondo, una compensazione all'impossibilità di realizzare l'inesistenza.
Desiderio di morte che si gonfia e si sgonfia; proprio come tutti gli altri desideri, che -a seconda dell’intensità- dal primo vengono sublimati o ingoiati o contorti.
O sublimo o ingoio o contorco.


26 e 28 Agosto 2011

Non bisognerebbe mai dire
di alcuno che "soffre di solitudine"
ma piuttosto "soffre la solitudine"
in quanto non è corretto
affiancare alla solitudine
il concetto per cui sia sofferenza,
in maniera del tutto superficiale
e con tono di scontata ovvietà.
C'è chi tendenzialmente invece
la preferisce e riesce a fruttificarsi
molto più che con chicchessia.
Semmai è la Mancanza a soffrire
della Solitudine la nostra presenza.


24 Agosto 2011

Il mio profondo disprezzo verso coloro che si autodefiniscono pro-vita; come a dire che chi sceglie di non parassitarsi -con la propria impotenza- al totale servizio degli altri, sarebbe pro-morte. Schifosi. Ma l'insensibilità votata al martirio di molti cattolici è proverbiale. Liberi di farlo, ma non rompete i coglioni a chi ha ancora un briciolo di "sanità" e fa volentieri a meno della vostra invadente "santità"!

3/12/2010
Andarsene dall'Italia perchè? Quando comunque sia resta il paese più bello e ricco del mondo? Proprio per questo restare per lottare, se necessario fino alla morte, ed è necessariamente indispensabile, contro coloro che invece proprio non vogliono che l'Italia sia bella e ricca a dispetto delle proprie tasche.

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Contro quel femminismo che è solo un'altra forma di razzismo e si veste di valori di lotta per la libertà(quale?) e che mi stufa parecchio sin da subito. La parità dei sessi? bene, allora togliamo anche alla parola maschilismo la sua accezione negativa, oggi, nel 2010; anzi, meglio: liberiamoci da queste etichette vuote di contrapposizione estenuata per liberarci davvero da qualsiasi forma di soggezione imposta.

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Opinioni dette a punta di labbra per la vergogna, per il vergognoso timore, di voler mostrare il bellissimo schifo delle proprie viscere -la passione- che si è. Altrimenti meglio sarebbe non avere opinioni.


21 Novembre 2011
La pienezza della cultura contro le paranoie della psicologia, la quale della prima fa parte; ma l'importanza di capire che nemmeno la seconda è la verità sull'uomo così come non lo è la religione, per quanto quest'ultima così come la psicologia, partorienti ipotesi sicuramente all'uomo suggestive, consolanti, sedative. Ma ecco che sento invece la verità appartenere piuttosto al mondo dello sconforto, come lo è la (non)visione della Terra da un punto ad essa opposto nell'Universo (s)conosciuto, sempre che un opposto esista.
E siamo qui, e ci aggrappiamo a quel che possiamo per non scivolare, e quel che possiamo lo creiamo, ed è la creazione in sè ad essere interessante, come le religioni, le filosofie, la psicologie, le arti, etc.: tutti minuscoli specchi della nostra minuscola presenza e del minuscolo che sappiamo, e mai invece la presunzione di sapere un tutto che sia valido per tutti e per tutto.

19 Novembre 2010